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Roma...il branco

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Mi trovo a Roma per motivi di salute. Verso le 18 di questo pomeriggio tornando, con l'autobus 111, presso l'abitazione di mia sorella,a un certo punto, alla fermata sulla Tiburtina, salgono  un folto gruppo di ragazzi. Si sistemano nella parte posteriore del mezzo, chi in piedi e chi seduto.
Io  seduto dietro, dal lato destro, e sulla sinistra tranquilli, impegnati col loro cellulare  tranquilli due ragazzi di colore.
Il gruppo inizia a far casino, e fin qua è normale per dei ragazzi vivi e in buona salute. Ma intercalano il casino col ritornello "che puzza, che puzza" . In verità io, che ho un buon odorato, non sento nessuna puzza. E lì loro ad intercalare "che puzza, che puzza".
I due ragazzi di colore, senza profferire parola si alzano e scendono dopo una fermata. Io sento una profonda vergogna per la mia italianità, sprofondo e anch'io, quasi come atto riparatorio, vorrei essere uno di colore, per condividere con loro gli insulti.

Mi giro e guardo fisso in volto quello che mi pare essere il capo branco;  lui con spavalderia tiene i suoi occhi fissi contro i miei, poi forse perchè non ce la fa più a sostenere il mio sguardo, mi dice con aria di sfida:"Perchè mi guardi?" (E' una domanda retorica, perchè di sicuro capisce il perchè).
Al che io di rimando."Perchè, è proibito guardare? Io guardo dove mi pare." Tutti allora lì a fissarmi e a dire ."Si ma perchè guardi? C'è un motivo".
Son certo che vogliono sentirmi dire il motivo vero per potermi poi aggredire. Uno di loro mi chiede:"Di dove sei?" (Mi avran preso per extracomunitario?).
Ed io, che anche nei momenti più tragici, so trovare il lato umoristico , per allentare la tensione e valutare la loro pervicacia, inizio a parlare in un veneto personalizzato, dato che per tanto tempo sono stato a studiare e lavorare a Padova (ma in realtà sono calabrese).
Niente, anzi peggio. Vista la loro aggressività e che non ci stanno allo scherzo, mi  rivelo per quello che sono, un calabrese; al che uno di loro mi consiglia di andare a raccogliere arance [ in realtà già lo faccio, senza nessuna vergogna :)], ed io di rimando :" Razzisti" e li spedisco a quel paese.
Queste mie parole, un pò pesanti ma vere, accrescono in loro rabbia e  arroganza. Io, sfogatomi e trattati a dovere  quei figli di papà, arrivo alla mia fermata in via Dei Durantini.
Giungo al mio capolinea. Spero che quei ragazzi meditino sul loro comportamento e che i propri genitori e insegnanti gli dedichino un pò più di tempo.
Viva la Repubblica viva l'Italia.

Ultimo aggiornamento Martedì 26 Gennaio 2010 12:59  

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