La piena di grazia

Venerdì 28 Dicembre 2012 13:58 vescovo locri morosini
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(Gen 3,9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)

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Le letture per la messa dell’Immacolata, nel loro articolarsi e legarsi l’una all’altra, ci danno la possibilità di cogliere il contenuto teologico della festa e di crescere nella nostra fede.

La festa dell’Immacolata nella nostra tradizione popolare è un po’ la porta del Natale, ne anticipa le emozioni e offre un assaggio della gioia, che tale circostanza dispensa a tutti noi. E ciò per due motivi: immediatamente per la vicinanza delle due date, otto e venticinque dicembre, ma più verosimilmente perché nell’Immacolata noi vediamo l’azione di Dio che prepara l’incarnazione del suo Verbo eterno, una volta scelta la strada della condivisione della natura umana come via di salvezza per l’uomo.

Ecco allora la scelta tematica della seconda lettura presa dalla Lettera agli Efesini. E’ il piano provvidenziale di Dio che viene richiamato, che pensa tutta la creazione in funzione dell’uomo, che è stato chiamato prima ancora della creazione delle cose ad essere santo e immacolato. Dio, in altri termini, vuole comunicare all’uomo il suo stesso essere e la sua stessa vita, in quelle stesse condizioni di santità e conseguentemente di felicità, che si trovano in Lui, essere per essenza e vita ingenerata.

L’uomo alle origini viene coinvolto in questo progetto nel senso che, al momento di ricevere il dono dell’esistenza e della vita, egli deve accettare Dio come suo principio e fondamento, come fine verso cui camminare, come legislatore cui bisogna sottostare. Ecco il senso del comando di Dio all’uomo, nel momento in cui viene posto nell’universo come re: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti (Gn 2, 16-17). Con il linguaggio allegorico, tipico delle prime pagine del libro della Genesi, qui abbiamo l’affermazione dell’esistenza di una legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo. Dio propone all’uomo di sottostare a Lui e alla legge che lui ha scritto nelle cuore di tutto il creato, sia delle cose che degli animali e dell’uomo. Satana, angelo ribelle a Dio e nemico dell’uomo per eccellenza, come lo dichiara Gesù nel Vangelo (Mt 13, 39), istilla nel cuore dei progenitori la stessa ribellione che lo aveva fatto precipitare nell’inferno assieme agli altri angeli ribelli: sarete come Dio, cioè, sarete voi a decidere cosa è bene e cosa è male, secondo il vostro criterio di convenienza e di utilità. Satana, angelo della menzogna, mente ad Adamo ed Eva rassicurandoli che non sarebbero morti, ma sapendo di provocare un danno ancora più irreparabile, cioè la perdita dell’amicizia con Dio. Le conseguenze del peccato le conosciamo: la rottura dell’equilibrio nel rapporto tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e se stesso, tra l’uomo e gli altri uomini, tra l’uomo e le cose. E’ il caos totale, che la storia degli uomini ha rivelato spesso in modo drammatico: si pensi ai campi di concentramento nazisti e ai gulag sovietici, espressione più alta e tragica dell’abbrutimento dell’uomo.

La tragedia del paradiso terrestre accompagna la storia dell’uomo, che si trova ad affrontare sempre lo stesso problema: chi decide del bene e del male? Esiste una legge naturale? Possono le istituzioni umane con le proprie leggi attentare alla legge naturale, ignorandola, cambiandola, sovvertendola? Certi gravi problemi che noi oggiAggiungi un appuntamento per oggi siamo chiamati ad affrontare (aborto, eutanasia, manipolazioni genetiche, la concezione del matrimonio e della famiglia) toccano proprio la problematica della legge naturale e la sua manipolazione. Siamo vigilanti come cristiani!

Su questa tragedia delle origini, risplende la speranza del Redentore: Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno (Gn 3, 15). Il racconto dell’Annunciazione va letto alla luce di questa promessa di speranza da parte di Dio. Il discorso dell’angelo è condotto sulla base della rievocazione della nuvola che copre la tenda dove è conservata l’arca segno della presenza di Dio. Maria appare così la tenda viva di Dio, nella quale Dio comincerà ad abitare attraverso il Figlio che si fa carne: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1, 35). E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Si compie così la promessa fatta nel Paradiso terrestre: la discendenza della donna, il Verbo di Dio fatto uomo, schiaccerà la testa del serpente. Questa opera di salvezza si svolgerà all’insegna della condivisione totale della vita umana: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli (Gal 4, 4). E si compirà all’insegna della totale sottomissione a Dio, ribaltando così la disobbedienza dell’uomo e il rifiuto di sottostare alla legge di Dio. S. Paolo fa a tal proposito il parallelismo tra Gesù e Adamo (Rm 5, 12-21); e i Padri della Chiesa, a partire da questo testo di Paolo, allargano il parallelismo e lo estendono anche a Maria, la nuova Eva: Adamo-Cristo, Eva-Maria. Come nella colpa originale c’è l’azione di Eva e di Adamo, così nel riscatto da quella colpa c’è l’azione congiunta di Maria e di Gesù, la prima subordinata e in conseguenza della seconda.

Proprio per questa collaborazione con Cristo alla salvezza dell’uomo, la Chiesa ha sviluppato al suo interno la fede nel concepimento immacolato di Maria. Salutata dall’Angelo come piena di grazia e riconosciuta come appartenente totalmente al Signore, Maria appare alla Chiesa che chiarisce e costruisce lentamente la sua teologia, sulla base della Scrittura e della Tradizione, come preservata dal peccato originale: non poteva essere schiava del peccato Colei che doveva dare alla luce Gesù, il salvatore, e collaborare con lui alla vittoria sul peccato, allo schiacciamento della testa del serpente. Ecco come i due eventi, Immacolata e Natale di Gesù, si richiamano a vicenda.

Ma come poteva essere preservata dal peccato, lei appartenente a quella umanità che portava con sé i segni e le ferite della colpa delle origini? Non è forse Gesù l’unico Salvatore? Poteva una creatura essere liberata dalla colpa prima dell’incarnazione di Cristo e della sua morte e risurrezione? La Chiesa ha affrontato il problema ed ha sostenuto che Dio ha preservato Maria dal peccato in previsione del sacrificio che Cristo avrebbe compiuto incarnandosi; l’evento dell’incarnazione si è compiuto proprio al momento il cui la Vergine avrebbe pronunciato quel sì, che la pose come aiuto del Figlio nella redenzione dell’umanità: Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore (Lc 1, 38).

Maria comincia così la sua opera accanto a Cristo, lo porta in sé come strumento di salvezza, come nel caso della visitazione ad Elisabetta, quando Giovanni esultò nel seno di lei appena ella udì il saluto di Maria (Lc 1, 41); lo indica come il salvatore, che libera da ogni difficoltà, come avvenne alle nozze di Cana (Gv 2, 1-11); sta accanto a lui nella vita pubblica sino al sacrificio della croce (Gv 19, 25-27); sta accanto agli apostoli nel Cenacolo mentre attendono lo Spirito e cominciano a fare sintesi di tutta l’esperienza vissuta con Gesù (At 1,14).

La sua azione continua ancora oggiAggiungi un appuntamento per oggi per la vita della Chiesa, che sulla terra combatte la sua battaglia di fede contro il maligno, il nemico dell’uomo. L’Immacolata ci richiama ancora la Donna vestita di sole dell’Apocalisse (12,1-6). Il testo merita di essere riportato per intero: Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

Gli esegeti identificano questa donna nella Chiesa che lungo il tempo, nell’attesa del ritorno del Signore, lotta contro Satana per proteggere i suoi figli; non è da escludere però che Giovanni pensi a Maria sotto la croce. Il testo, comunque lo si interpreti, ci riporta alla promessa di Dio nel paradiso terreste della donna la cui stirpe avrebbe schiacciato il capo al serpente (Gn 3, 15-16).

Maria accetta questa missione perché incoraggiata dall’Angelo, che le ricorda una certezza di fede, che promana da quella Parola (Gn 18, 14) nella quale ella crede profondamente: Nulla è impossibile a Dio (Lc 1, 27).

I fedeli imparano da Maria a collocare la propria vita nella prospettiva di Dio e a considerarla come una vocazione da compiere, coscienti di essere stati scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati… essere suoi figli adottivi (Ef 1, 4-5). E ciò sarà possibile se noi, come Maria accettiamo di legare la nostra vita a quella di Gesù, con il quale potremo vincere il peccato ed essere salvati e di contribuire alla salvezza degli altri e del mondo intero, nel senso di riportare tutto a Dio. Questo è infatti l’intento di tutta la lettera agli Efesini.

Ultimo aggiornamento Domenica 30 Dicembre 2012 14:17